giovedì 21 maggio 2009

I primi risultati degli scavi archeologici presso la Caverna delle Arene Candide (SV)


Quando l'unione fa la forza: pubblico e privato sostengono le ricerche archeologiche nella Caverna delle Arene Candide (Savona)Sono ripresi dopo oltre sessanta anni gli scavi archeologici presso la Caverna delle Arene Candide, uno dei più rilevanti siti archeologici preistorici dell'area Mediterranea. Alla conclusione dei primi tre mesi di ricerche gli archeologi tracciano un primo bilancio delle nuove scoperte.Gli scavi sono una delle azioni previste dal Programma Integrato di Conoscenza e Fruizione "La Caverna delle Arene Candide", condotto dalla Direzione Regionale del Ministero per i beni e le attività culturali. Essi si avvalgono della collaborazione scientifica di diverse Università italiane e straniere, del sostegno logistico del Comune di Finale Ligure e di una sponsorizzazione della Freddy Spa, azienda italiana di abbigliamento sportivo, recentemente impegnata nei Giochi Olimpici di Pechino 2008 quale fornitore ufficiale della squadra italiana.L'equipe di archeologi e antropologi, che dalla metà di luglio ha lavorato nella Caverna delle Arene Candide, è riuscita a rintracciare i limiti degli scavi condotti più di sessanta anni fa da Luigi Bernabò Brea e Luigi Cardini, che portarono alla scoperta della famosa sepoltura del "Giovane Principe". Come afferma il prof. Julien Riel-Salvatore della McGill University di Montreal "questo lavoro ci ha permesso di individuare diversi livelli ancora intatti riferibili a due differenti momenti del Paleolitico, il Gravettiano e l'Epigravettiano, tra 30.000 e 10000 anni fa". In uno spazio di circa dodici metri quadrati sono stati accuratamente sfogliati strati di terreno accumulatisi migliaia di anni fa, che hanno rivelato al loro interno numerosi attrezzi in pietra, la maggior parte dei quali sono stati fabbricati con materie prime di alta qualità provenienti da aree anche molto lontane (Marche, Francia), a conferma di come questa caverna rivestiva un ruolo "speciale" nella rete di scambi e contatti che univa le comunità umane. Una serie di campioni di legno bruciato di Pino Silvestre (l'albero dominante nel paesaggio dell'era glaciale) e di sedimenti è stata prelevata con l'obiettivo di effettuare analisi di laboratorio e datazioni radiocarboniche, per ottenere informazioni più puntuali sulle fasi di occupazione da parte dell'uomo della caverna durante le ultime fasi del Paleolitico. Di particolare interesse è la scoperta di un dente umano che indica, senza dubbio, come il terreno conservato all'interno della grotta possa ancora restituire resti fossili dei nostri progenitori, che potranno gettare nuova luce sui loro modi di vita, sulla loro alimentazione, malattie e cause di morte.Roberto Maggi, archeologo responsabile del Programma Integrato di Conoscenza e Fruizione «La Caverna delle Arene Candide» sottolinea, in particolare, come questi primi importanti risultati - che riceveranno nuovo impulso con le più ampie campagne programmate anche per il 2009 - siano stati possibili proprio grazie al dialogo e alla collaborazione tra pubblico e privato, che uniti insieme sostengono finanziariamente i progetti di ricerca e valorizzazione in corso nella Caverna delle Arene Candide. La ripresa degli scavi è il primo passo di un progetto ambizioso che mira a fare dello scavo archeologico un "evento" al quale possano assistere ed in un qualche modo partecipare i numerosi appassionati di Preistoria e chi in generale ha curiosità per il passato e le nostre origini. Il progetto delle opere strutturali, che di fatto renderanno possibile a tutti l'accesso alla Caverna delle Arene Candide, verrà ufficialmente presentato nei prossimi mesi, presumibilmente entro la fine dell'anno, alla conclusione dei necessari iter amministrativi di approvazione. Importante sottolineare come, anche tali aspetti del progetto di valorizzazione del sito archeologico, siano fondati sullo sviluppo di sinergie e azioni congiunte di tipo pubblico-privato, nei quali sono coinvolti il Ministero per i beni e le attività culturali, la Regione Liguria, il Comune di Finale Ligure e la Società Cava Arene Candide Srl.

Redazione Archeogate, 10/10/2008

mercoledì 20 maggio 2009

Museo Archeologico di Genova Pegli - visita virtuale

http://www.youtube.com/watch?v=gqpF4kuSLVg

LE VENERI DEL PALEOLITICO

Scoperta in germania. E' la più antica rappresentazione del corpo femminile
Trovata Venere di 35mila anni fa scolpita nell'avorio di mammuth
Questo ritrovamento fa pensare che l'arte del paleolitico fosse molto più ricercata di quanto ritenuto finora
(Epa)MILANO - Una statuina scolpita nell'avorio di una zanna di mammuth circa 35 mila anni fa è stata trovata nella Germania meridionale da un archeologo tedesco, che la ritiene la più antica rappresentazione del corpo femminile finora conosciuta. La statuina, lunga appena sei centimetri, farebbe pensare che l'arte del paleolitico era molto più ricercata di quanto ritenuto finora, secondo il professor Nicholas Conard, dell'Università di Tubingen, che ha illustrato la scoperta in un articolo pubblicato dalla rivista Nature.


PRIMA RAPPRESENTAZIONE FEMMINILE - Sei frammenti della statuina sono stati rinvenuti nel settembre 2008 durante scavi archeologici a Hohle Fels, nel massiccio del Giura Svevo, una zona montuosa emersa dal mare giurassico milioni di anni fa. Messi assieme, i frammenti hanno rivelato una figura femminile con il seno e i fianchi molto pronunciati. E la statuina è stata subito ribattezzata la "Venere di Hohle Fels". «Prima di questa scoperta, non erano mai state rinvenute rappresentazioni del corpo femminile del paleolitico. Inoltre, le forme della statuina focalizzano l'attenzione sulla sua sessualità esplicita, quasi aggressiva», scrive Conard. Gli esami al radiocarbonio datano la scultura tra i 31 mila ed il 40 mila anni fa.

(Coriere della Sera 13 maggio 2009)

martedì 19 maggio 2009

Un'idea per una possibile proposta di didattica a Pegli presa dal meraviglioso Museo Civico di rovereto.

Campo Archeonatura
02.08.2009 - 08.08.2009TerragnoloAttività didattica
Estate 2009 - Settimana di archeologia sperimentale per ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni

CAMPO DI ARCHEONATURA località Geroli di Terragnolo 02 - 08 agosto 2009

Quest’anno il Museo Civico di Rovereto, con la collaborazione della Società Museo Civico, propone un campo estivo sul tema "Il mestiere dell'archeologo". Le attività previste daranno ai ragazzi la possibilità di immedesimarsi nel ruolo di un "conservatore" di museo, cioè di colui che fa ricerca scientifica, raccoglie dati, reperti, documenti, scava, cataloga, classifica, colloca nel tempo e conserva i reperti per garantire memoria e tutela del passato. La settimana inizierà domenica 2 agosto alle ore 18.00 presso Maso S. Giuseppe (gestito dalla Cooperativa la Casa) a quota 700 m, in località Geroli di Terragnolo (Piazza di Terragnolo) e terminerà nella mattinata di sabato 8 agosto con la presentazione dei lavori svolti presso la struttura alle ore 11.00. Durante la settimana non mancheranno ricche attività, non solo archeologiche, per scoprire i molti aspetti naturalistici del territorio. Responsabile del campo sarà Renato Fasolo, con gli animatori e altri collaboratori del Museo. Periodo di svolgimento: dal 2 agosto al 8 agosto, in località Geroli di Terragnolo Partecipanti: ragazzi/e dai 10 ai 17 anni, per un numero massimo di 20 unità Quota di partecipazione: Euro 300 a settimana a persona (N.B. metà quota deve essere versata al momento dell’iscrizione presso la biglietteria del Museo; il saldo verrà dato a inizio settimana ai responsabili) Iscrizioni presso: Museo Civico di Rovereto, B.go S. Caterina n. 41, Tel. 0464/439055 entro fine giugno 2009 (fino ad esaurimento di posti) Ai partecipanti sarà comunicato il programma dettagliato dell’iniziativa.

venerdì 15 maggio 2009

I GRUPPI EVOLUTIVI DELLE STATUE STELE



GRUPPO A





Le statue stele appartenenti al gruppo A sono più stele che statue, con tratti antropomorfici molto stilizzati, semplici e avari di dettagli. La testa è un prolungamento del corpo, dalla tipica forma a U, una linea clavicolare retta e due braccia. Le dita sono presenti solo in poche statue. Quelle maschili hanno un pugnale disegnato solo di profilo, con la lama triangolare, una impugnatura corta e pomulo semicircolare. Quelle femminili sono rappresentate con seni separate stilizzati come piccolo dischi. Le nove statue di Pontevecchio ritrovate appartengono a questo gruppo, così come la statua di Casola e di Moncigoli.




GRUPPO B



Le statue di questo gruppo mostrano nuove caratteristiche e una migliore accuratezza nell’esecuzione dei segni antropomorfi. La loro epoca si può racchiudere fra il 1800 ed il 1100 a.C. La caratteristica principale e diversa è la forma della testa, separata dal corpo da un collo cilindrico e simile al cappello di un carabiniere. Il collo può essere ancora ad U, ma sono presenti anche altri particolari come gli occhi. Le armi delle statue maschili sono i tradizionali pugnali triangolari, a volte più dettagliati e con un’ascia a forma di L con un lungo manico. Le statue femminili hanno seni semi sferici e a volte gioielli stilizzati, come la collana della Filetto IV e della Treschietto e Sorano II. Molte delle statue stele di questo periodo sono state spezzate, intenzionalmente, soprattutto le teste e i seni, a causa probabilmente di un’attività iconoclasta.




GRUPPO C







Le statue di questo gruppo sono le più recenti, risalenti al primo millennio prima di Cristo, e si tratta solamente di statue stele maschili, più statue che stele. La figura è raffigurata con uno stile più realistico e con una ricchezza di particolari sconosciuta ai monumenti precedenti. La testa è arrotondata, staccata dal corpo, con naso, occhi, bocca e orecchie ben delineati. Lo stesso per le mani e le braccia. Alcuni particolari delle armi e dei vestiti sono scolpiti a tutto tondo.

L'uomo preistorico e il sito dei Balzi Rossi



La Liguria fu abitata fin dal Paleolitico: nel sito dei Balzi Rossi, a poche centinaia di metri dal confine francese, si trovano caverne frequentate fin dal Paleolitico inferiore. Nella fase successiva del Paleolitico medio, l'uomo di Neanderthal occupò, oltre ai Balzi Rossi, anche altre grotte liguri, come un riparo nei pressi di San Remo, la grotta litoranea della Madonna dell'Arma, presso Taggia, la grotta del Colombo a Toirano e, nel Finalese, la Caverna delle Fate e l'Arma delle Manie.Molto ricca è inoltre la documentazione relativa al Paleolitico superiore, epoca in cui comparve l'Homo sapiens sapiens, e si ebbero le prime manifestazioni d'arte. Alle caverne dei Balzi Rossi gli scavi hanno portato alla luce, oltre a migliaia di strumenti litici, statuine e incisioni su roccia, anche numerose sepolture con ricchi corredi. Allo stesso periodo risale la frequentazione di alcune grotte della Val Varatella e della Val Pennavaira; nella grotta della Bàsura a Toirano si sono conservate nel pavimento fangoso le impronte di mani e piedi appartenenti ad individui vissuti circa 12.000 anni fa. Molto nota è anche la sepoltura rinvenuta nella caverna finalese delle Arene Candide, detta del "Giovane Principe": si trattava di un adolescente, morto per un violento trauma, forse durante una battuta di caccia, e sepolto con un corredo ricchissimo di ornamenti.
Durante il Mesolitico i gruppi umani praticavano sia la caccia sia la raccolta di molluschi e di frutti spontanei: oltre alla frequentazione delle grotte, si sono conservati resti di accampamenti stagionali in quota, come sul Monte Aiona (Rezzoaglio).
Il Neolitico si manifestò in Liguria nel corso del VI millennio a.C., con l'arrivo di popolazioni meridionali che recarono con sé le competenze necessarie a sviluppare l'agricoltura e l'allevamento, insieme alla capacità di produrre ceramica (Cultura della Ceramica Impressa). Caratteristica della fase piena del periodo è la produzione di recipienti dalla forma particolare, i vasi a bocca quadrata, la cui invenzione si diffuse dalla Liguria a gran parte dell'Italia settentrionale. In questo periodo numerose caverne finalesi furono intensamente frequentate, come, ad esempio, quelle delle Arene Candide e della Pollera.
A partire dal III millennio a.C., con l'Età del Rame, la Liguria apparteneva ad un'area percorsa da scambi culturali abbastanza intensi, che si estendeva alla Lombardia occidentale, al Piemonte e alla Francia sudorientale.Alle estremità della regione si trovano due realtà culturali particolarmente interessanti. Nel cuore delle Alpi marittime, in territorio ora francese, le rupi del monte Bego hanno accolto oltre 100.000 incisioni rupestri: vi sono rappresentate schematicamente scene agricole, pastorali e guerriere realizzate nel corso di tre millenni per motivi religiosi dai pastori che praticavano la transumanza.Nell'area più orientale della Liguria, in Lunigiana, fiorirono comunità che sono oggi testimoniate da numerose statue-stele, lastre in pietra d'aspetto antropomorfo e di grande interesse artistico e antropologico.
A partire dalla fine dell'Età del Bronzo e per tutta l'Età del Ferro, a causa di condizioni di generale instabilità e di spostamenti di popolazioni, le genti liguri occuparono la sommità delle alture, costruendo villaggi arroccati, difesi da cinte murarie in pietre a secco, i cosiddetti "castellari": grazie a questi insediamenti erano in grado di controllare valichi, zone di passaggio, pascoli e aree coltivate.
Dal VI secolo a.C. le fonti letterarie greche iniziarono a parlare del popolo dei Liguri, il cui territorio si estendeva anche nel Piemonte meridionale, oltre che fino a Marsiglia e a Pisa.Nella prima Età del Ferro le principali località costiere liguri erano interessate da intensi contatti culturali e commerciali: lo testimoniano le importanti necropoli ad incinerazione rinvenute a Chiavari, Genova ed Ameglia, con corredi che attestano l'esistenza di traffici con tutto il Mediterraneo.

giovedì 14 maggio 2009

Il Museo dell'Archeologia Ligure e i soggetti con deficit visivo. Punti tattili e percorsi multisensoriali


Lo studio dei reperti del passato inizia dall'esame diretto dell'evidenza, prima ancora che venga effettuato qualsiasi tipo di analisi, paragone o contestualizzazione. Così anche l'archeologo, come qualsiasi altro visitatore del Museo, può condividere la comune esperienza dell'esame dei reperti, per lo meno dal punto di vista sensoriale e cognitivo. Questo è tipico anche della maggior parte delle esperienze educative, in cui un coinvolgimento fisico ed emozionale porta aldilà del coinvolgimento intellettuale.
La maggior parte delle iniziative del Museo dell'Archeologia Ligure di Pegli è rivolta specificatamente alle scuole. La possibilità di compiere un'esperienza tridimensionale e multisensoriale ha recentemente incoraggiato la progettazione di materiali, attività e percorsi di visita adatti anche ai visitatori disabili del Museo.

Punti tattili. Lungo il percorso di visita, in varie sale del Museo, sono presenti punti tattili realizzati in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e l'Istituto David Chiossone di Genova. Contengono riproduzioni di attrezzi e campioni di materiali grezzi aventi un significato particolare per quanto riguarda la preistoria. Essi possono essere toccati da tutti i visitatori e testi in Braille spiegano il loro significato.

Visite tematiche con un archeologo. Sono organizzate a gruppi e possono coinvolgere visitatori disabili che vengono guidati attraverso una selezione di stanze, materiali esposti e temi di interesse specifico.

Laboratori. I laboratori costituiscono una fase importante nella visita di un Museo, poichè permettono un'esperienza pratica con materiali naturali veri (selce, diaspro, ossidiana, ceramiche, ossa, corna, avorio di mammuth), riproduzioni di reperti (veneri paleolitiche, scuri, corredi sepolcrali), oggetti ricostruiti (manici di attrezzi, vasi rotti, gioielli). I laboratori permettono un'esperienza concreta delle usanze, delle tecniche, degli atti e dei momenti della vita quotidiana del passato.

Tutte le attività citate si sviluppano grazie ad una costante collaborazione scientifica con il personale del Museo. Una recente ricerca sulle tombe paleolitiche della Caverna delle Arene Candide, in particolare sulla tomba del cosidetto Giovane Principe hanno condotto ad alcuni interessanti sviluppi. In collaborazione con lo Human Reconstruction Laboratory dell'Istituto di Antropologia dell'Accademia delle Scienze di Mosca è stato possibile ricostruire la faccia del Principe delle Arene Candide partendo dal suo cranio. L'analisi dei resti del suo corredo sepolcrale e un confronto con altre tombe europee ha condotto ad una ricostruzione degli abiti del giovane cacciatore vissuto durante l'ultima glaceazione. Per dare spazio a questi sviluppi si è dedicato al Principe un talking book, che integra testo, discorso ed immagini grazie a Microsoft Power Point. Testi ed immagini sono resi accessibili anche ad utenti con menomazione della vista,
adottando semplici regole come l'uso di forti contrasti tra il testo ed i colori dello sfondo, la doppia spaziatura tra le parole, l'adozione di caratteri non inferiori a 20. Un simile ipertesto può essere utilizzato da tutti gli studenti in modo che i ragazzi con deficit della vista non debbano sentirsi diversi dagli altri.
I risultati parlano chiaro: nel 2004/2005, da quando sono stati adottati i percorsi multisensoriali, le scuole sono arrivate a costituire la terza parte dei visitatori del Museo dell'Archeologia Ligure. Questa esperienza si presta ad essere riprodotta in altri musei per illustrare altri "reperti culturali" a soggetti con problemi visivi. Il potenziale di questa comunicazione è enorme e permette ad ogni visitatore di seguire il suo percorso di apprendimento seguendo le sue preferenze e i suoi interessi personali.