venerdì 15 maggio 2009

L'uomo preistorico e il sito dei Balzi Rossi



La Liguria fu abitata fin dal Paleolitico: nel sito dei Balzi Rossi, a poche centinaia di metri dal confine francese, si trovano caverne frequentate fin dal Paleolitico inferiore. Nella fase successiva del Paleolitico medio, l'uomo di Neanderthal occupò, oltre ai Balzi Rossi, anche altre grotte liguri, come un riparo nei pressi di San Remo, la grotta litoranea della Madonna dell'Arma, presso Taggia, la grotta del Colombo a Toirano e, nel Finalese, la Caverna delle Fate e l'Arma delle Manie.Molto ricca è inoltre la documentazione relativa al Paleolitico superiore, epoca in cui comparve l'Homo sapiens sapiens, e si ebbero le prime manifestazioni d'arte. Alle caverne dei Balzi Rossi gli scavi hanno portato alla luce, oltre a migliaia di strumenti litici, statuine e incisioni su roccia, anche numerose sepolture con ricchi corredi. Allo stesso periodo risale la frequentazione di alcune grotte della Val Varatella e della Val Pennavaira; nella grotta della Bàsura a Toirano si sono conservate nel pavimento fangoso le impronte di mani e piedi appartenenti ad individui vissuti circa 12.000 anni fa. Molto nota è anche la sepoltura rinvenuta nella caverna finalese delle Arene Candide, detta del "Giovane Principe": si trattava di un adolescente, morto per un violento trauma, forse durante una battuta di caccia, e sepolto con un corredo ricchissimo di ornamenti.
Durante il Mesolitico i gruppi umani praticavano sia la caccia sia la raccolta di molluschi e di frutti spontanei: oltre alla frequentazione delle grotte, si sono conservati resti di accampamenti stagionali in quota, come sul Monte Aiona (Rezzoaglio).
Il Neolitico si manifestò in Liguria nel corso del VI millennio a.C., con l'arrivo di popolazioni meridionali che recarono con sé le competenze necessarie a sviluppare l'agricoltura e l'allevamento, insieme alla capacità di produrre ceramica (Cultura della Ceramica Impressa). Caratteristica della fase piena del periodo è la produzione di recipienti dalla forma particolare, i vasi a bocca quadrata, la cui invenzione si diffuse dalla Liguria a gran parte dell'Italia settentrionale. In questo periodo numerose caverne finalesi furono intensamente frequentate, come, ad esempio, quelle delle Arene Candide e della Pollera.
A partire dal III millennio a.C., con l'Età del Rame, la Liguria apparteneva ad un'area percorsa da scambi culturali abbastanza intensi, che si estendeva alla Lombardia occidentale, al Piemonte e alla Francia sudorientale.Alle estremità della regione si trovano due realtà culturali particolarmente interessanti. Nel cuore delle Alpi marittime, in territorio ora francese, le rupi del monte Bego hanno accolto oltre 100.000 incisioni rupestri: vi sono rappresentate schematicamente scene agricole, pastorali e guerriere realizzate nel corso di tre millenni per motivi religiosi dai pastori che praticavano la transumanza.Nell'area più orientale della Liguria, in Lunigiana, fiorirono comunità che sono oggi testimoniate da numerose statue-stele, lastre in pietra d'aspetto antropomorfo e di grande interesse artistico e antropologico.
A partire dalla fine dell'Età del Bronzo e per tutta l'Età del Ferro, a causa di condizioni di generale instabilità e di spostamenti di popolazioni, le genti liguri occuparono la sommità delle alture, costruendo villaggi arroccati, difesi da cinte murarie in pietre a secco, i cosiddetti "castellari": grazie a questi insediamenti erano in grado di controllare valichi, zone di passaggio, pascoli e aree coltivate.
Dal VI secolo a.C. le fonti letterarie greche iniziarono a parlare del popolo dei Liguri, il cui territorio si estendeva anche nel Piemonte meridionale, oltre che fino a Marsiglia e a Pisa.Nella prima Età del Ferro le principali località costiere liguri erano interessate da intensi contatti culturali e commerciali: lo testimoniano le importanti necropoli ad incinerazione rinvenute a Chiavari, Genova ed Ameglia, con corredi che attestano l'esistenza di traffici con tutto il Mediterraneo.

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